La compiuta astrazione di Antonio Ambrosino
Un giovane artista di origini campane cresciuto artisticamente tra Cortina D’Ampezzo e altre città europee, un eclettismo tecnico che contraddistingue le sue scelte creative e un percorso estetico alla continua ricerca di un linguaggio più vicino alle sue ispirazioni più intime. Antonio Ambrosino, napoletano classe 1982, torna nel salernitano e lo fa approdando al Frac di Baronissi con una mostra personale che è anche una sorta di compendio della produzione degli ultimi anni. Oggi alla Galleria dei Frati alle 18,30 sarà inaugurata (apertura al pubblico fino al 8 aprile) la sua personale dal titolo “K466 Allegro assai” curata da Massimo Bignardi, già esposta all’Istituto Italiano di Cultura a Colonia e patrocinata, tra gli altri, dal Centro Documentazione Ricerca Artistica Contemporanea “Luigi Di Sarro” di Roma e dal Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. Più di quaranta opere tra sculture in silicone, terracotta, maiolica, ceramica, fotografie, direct print e disegni che testimoniano un percorso zigzagante alla ricerca di una compiuta astrazione. «Parafrasando – scrive Bignardi nel suo intervento critico a corredo del bel catalogo monografico edito da Antiga Edizioni – quanto Calvino scriveva per la letteratura, possiamo dire che per Ambrosino l’esperienza dell’arte è, innanzi tutto, astrazione e formalizzazione. Mi spiego: il processo di contatto con il mondo, dunque con quella che comunemente chiamiamo realtà, avviene per l’artista attraverso il filtro dell’astrazione». Così ritroviamo la serie di stampe fotografiche montate su alluminio Dibond dal titolo “Naturalmente sguardi”, filone cominciato nel 2011, per approdare a quella degli “Attimi in blu” realizzata tra lo scorso anno e l’inizio del 2018.
Lucia D’Agostino